La persona che li ha ispirati è ben matura e ben meritevole della mia stima.
Rileggendoli ho pensato che sì, per me questi pensieri valgono ancora e spero ancora e ancora e ancora...
Ho deciso di non cambiare neppure una virgola e lasciare tutto com'è.
Tratto da "Conversazioni social(i)":
<< Ho letto il tuo post attentamente e ha suscitato in me un irrefrenabile desiderio di rispondere sia a te che a quella parte di me che tante volte si è posta e tante volte ancora si porrà le medesime domande.
Quello che tu chiami un inutile esercizio mnemonico, anche se non te ne accorgi, nel momento stesso in cui sei seduta e concentrata con gli occhi fissi sul libro e sulle parole lì impresse, ti sta lasciando un segno indelebile. Mentre apprendi il lessico, articoli il suono, il tuo cervello incamera, si gonfia, abbraccia un’idea e autonomamente ne ricava un senso, lo associa alla modernità, stimola collegamenti. E per quanto riguarda il contenuto, nonostante ti sembri di concentrarti sulle parole e non sul senso generale, non dimenticare quanto ogni singola parola sia importante, quanto peso assuma a seconda del contesto, di chi la pronuncia e del valore che s’intende affidarle perché ne sia portatrice, anche dopo centinaia e centinaia di anni. Mentre credi di perdere le ore con la schiena piegata e gli occhi stanchi, un mondo di concetti e idee fluisce nella tua mente e lì avrà sede, anche a livello inconscio, praticamente per sempre.
È chiaro che questa non è l’unica modalità di conoscenza e che è altrettanto bello, se non di più, sedersi a chiacchierare con le persone, osservare un paesaggio, un quadro, ascoltare musica … Nessuna di queste cose esclude le altre ed è per questo che sono fermamente convinta che chiunque, da qualsiasi scuola sia ’uscito’, comprerà un libro di un autore classico, soprattutto se economico! Ci siamo abituati a credere che il piacere sia situato nelle scelte che ci appaiono libere e perciò chi obbliga e impone ci sta necessariamente facendo un torto.
Io non la vedo così, la scuola suggerisce e porta all’attenzione dei contenuti ai quali probabilmente, se non la frequentassimo, non ci accosteremmo mai. Chi insegna (e non perché sia pagato per farlo) ha il dovere morale di trasmettere delle nozioni che non sono superate o inutili, ma giacciono nelle nostre coscienze per il solo fatto di essere uomini. Chi sceglie di studiare lettere classiche, te lo assicuro, non riceve nessuna chiamata divina e si stanca di studiare tanto come chi prende un’altra facoltà. Non esistono menti privilegiate, ma, anzi, forse lo siamo tutti noi che siamo venuti a contatto con queste conoscenze. La cultura è di tutti, è di chiunque abbia il coraggio e la pazienza di apprezzarla, e si assuma la responsabilità di condividerla, moltiplicarla, tenerla in vita. Quello che oggi ti appare come un invito ad odiare (che si tratti di i classici, di teoremi o di biologia, fa lo stesso) puoi considerarlo come il primo appuntamento con una persona che non conosci ancora, ma che col tempo imparerai a gradire, a stimare, ad ammirare. È più di un insegnamento ad amare, fidati!
L’esame di maturità ci spaventa tanto perché chiude un ciclo della nostra vita proprio quando ci sembra di essere già con un piede fuori dal confine. Ci chiediamo che senso abbia dover fare quel passo indietro, riprendere in mano tutti i contenuti dell’ultimo anno ed offrirli ad un po’ di sconosciuti, come per un sacrificio in cui non abbiamo nulla da chiedere in cambio. Ecco, non è proprio così, in verità stiamo restituendo tutto quello che la scuola ci ha trasmesso e comunicato nel nostro percorso, stiamo rispondendo ad una domanda (Ne è valsa la pena?) e ci stiamo prendendo l’ultimo vantaggio dell’essere studenti: superare una prova in un contesto caldo e accogliente. Sono d’accordo con te quando dici che è riduttivo, ma non per lo stesso motivo. Quello che sei e che sei diventata non devi dimostrarlo durante gli scritti o l’orale, devi conservarlo come il dono che ti ha fatto l’esperienza e come il regalo che fai ogni giorno a te stessa quando apri gli occhi e le orecchie, devi considerarlo il vero premio. Per me, invece, è riduttivo perché quest’esame è solo un assaggio delle prove che affronterai nella tua vita e in nessun caso la valutazione che ti daranno influenzerà quello che eri o che diventerai, almeno finché avrai di fronte persone che sono fatte esattamente delle tue stesse paure, debolezze, umanità. Non sforzarti di compiacere gli altri e non pensare mai, per nessun motivo al mondo, che questo tempo sia sprecato. Riga dopo riga, esame dopo esame, stai imparando a vivere e quando ti guarderai indietro saprai che ne è valsa la pena. In bocca al lupo!!! >>